Universitat Politècnica de Catalunya. Departament de Projectes Arquitectònics
The thesis "The form of living in modern Belgian architecture" is a travel through the most industrialized cities of Belgium. lts main objective is to investigate the history of the social habitat in this country, with the aim to reveal the essence of the Belgian modernity and its compromise with the architecture and town planning. Through an excursus on the social housing development, from the nineteenth century to the garden-city,the investigation proposes an historical reconstruction of the modern social housing with a particular emphasis on the importance, growth and tate of neighbourhoods with high-density population. In fact, the hypothesis of this work is that the collective housing has been the innovative element in the experience of a new method of urban planning, and thus a generator cell of Belgian modernity. The research bases itself on the analysis of two projects of workers-city, Grand Hornu and Bois du Luc, built in the nineteenth century using architectural quotations and allusions to try to shape a new reality: the monad life-work. From this time onwards, the social architecture in Belgium was the protagonist of a major evolution concerning the birth of metropolis. Starting from the late nineteenth century, Belgian hygienists gathered the attention around the problem of living in an healthy city, and the need to offer to the workers, most of whom were employed in the many coal mines of the country, a dignified housing. At this time, the garden-city was becoming the most diffused spatial conformation supporting the belief that living in a natural environment could have restored the purity subtracted from the poisons of the devourer city. The new garden-city acted as an organism to encourage the construction of new housing and to propose solutions that consecrated the desire to give to the city a modern future, which could have been an example to export . Without doubts, the rising of architectural and urban theories urged the Belgian society to take care of the issues concerning new lifestyles and therefore experiment novel models of community with the aim to renew the society itself. In the early twentieth century, the enthusiasm of young architects animated Victor Bourgeois (1897-1962) , Huib Hoste (1881-1957), Louis Van der Swaelmen (1883-1929) and Anto ine Pompe (1873-1980) to be active in the debate forwarded by the CIAM, which resulted in the division into two main architectural trends pursuing either the line or the organic form. Later on, the debate on social housing became the cradle for chimeric suggestions, like the one presented in the thirties by the architect Juliaan Schillemans (1906-1943) ,who designed an ideal "world-city ", for thirty-five millions inhabitants, with the aim to redefine the style lifestyle of a society without boundaries. More pragmatically, in the 50s, architects groups like EGAU (Etudes en groupe d'architecture et d'urbanisme), formed by Charles Carlier (1916-1993), Hyacinthe Lhoest (1913 to 1983) and Jules Mozin (1914- 1995) and the Groupe L'Equerre (1935) raised, through a fervent political activism, a reflection on the topic of housing and how to redesign new spaces. In particular, L'Equerre collaborated with the Flemish architect Renaat Braem (1910-2001) who considered architecture as the art to reorganize the human, environment and an instrument to free the society from the hierarchies inherited from the past. On the other side, the works of Groupe EGAU and the architect Willy Van Der Meeren (1923-2002) distinguished themselves in the same current for a strenuous research in the low cost housing field and for the housing solutions presented in the competition organized by CECA (European Coal and Steel Community).
La Tesi, intitolata La forma del/'abitare nell'architettura moderna belga, e un viaggio, attraverso le citta piu industrializzate del Belgio, che si propone, come obiettivo principale, di fare luce sulla storia dell'habitat sociale in questo paese, per rivelare l'essenza della modernita belga e il suo compromesso con l'architettura e l'urbanistica. Mediante un excursus sullo sviluppo delle abitazioni collettive, dai principi dell'Ottocento alle citta giardino, l'investigazione pretenderebbe di ricostruire la storia degli alloggi sociali moderni e l'importanza dei quartieri ad alta densita abitativa, la loro crescita e il loro destino. lnfatti, l'ipotesi e che e proprio l'abitazione collettiva sia stata !'elemento singolare nell'esperienza di un nuovo metodo di progettazione urbana, come cellula generatrice della modernita belga. Lo studio prende spunto dall'interesse per i progetti delle citta operaie di Grand Hornu e Bois du Luc, edificate nel XIX secolo, che sfruttarono citazioni e allusioni architettoniche per cercare di costruire una nuova realta: quella della monade vita-lavoro. Da questo periodo in poi, l'architettura sociale in Belgio fu l'attrice di una evoluzione importante, avente ad oggetto la nascita della metropoli. Dalla fine del XIX secolo, gli igienisti belgi manifestarono il problema della salubrita della citta, e della necessita di poter offrire agli operai, la maggior parte dei quali impiegati nelle numerase miniere di carbone del paese, delle abitazioni degne. lnoltre, in questo periodo, si appoggio con decisione la conformazione spaziale proposta dalle citta giardino, avvallando la convinzione che reintrodursi in un ambiente naturale avrebbe potuto ristabilire la purezza sottratta dai veleni della citta divoratrice. Le nuove citta giardino funsero da organismi che incoraggiavano la costruzione di nuovi alloggi e proponevano soluzioni che consacravano il desiderio di conferire alla citta moderna un avvenire che avrebbe potuto essere un exemplum da esportare. Senza dubbio, le nuove teorie architettoniche e urbanistiche esortarono la societa belga a sollevare nuove questioni sullo stile di vita e a sperimentare nuovi modelli di collettivita, volti al rinnovo della societa. L'entusiasmo dei giovani architetti del primo Novecento animo Víctor Bourgeois (1897-1962), Huib Hoste (1881-1957), Louis Van der Swaelmen (1883-1929), Antoine Pompe (1873-1980) a essere attivi nel dibattito avanzato dai CIAM, e, a dividersi in due correnti architettoniche, perseguendo la linea piuttosto che la forma organica. In seguito, il dibattito sulle abitazioni sociali divenne la cuila per proposte chimeriche, come quella presentata, negli anni trenta, dall'architetto Juliaan Schillemans (1906-1943), il quale disegno un'ideale "citta mondiale", pensata per ben trentacinque milioni di abitanti, con lo scopo di ridefinire il modus vivendi di una societa senza confini. In maniera piu pragmatica, negli anni '50, si consolidarono gruppi di architetti come gli EGAU (Etudes en groupe d'architecture et d'urbanisme), formato da Charles Carlier (1916-1993), Hyacinthe Lhoest (1913- 1983) e Jules Mozin (1914-1995), e l'Equerre (1935) che imposero, attraverso un fervente attivismo político, una riflessione sul tema dell'alloggio e si adoperarono nel ridisegnare nuovi spazi. Con l'Equerre collaboro l'architetto fiammingo Renaat Braem (1910-2001) che considerava l'architettura come l'arte della riorganizzazione del medio umano e un mezzo per liberare la societa dalle gerarchie ereditate nel passato. Mentre, l'opera di EGAU e quella dell'architetto Willy Van Der Meeren (1923-2002) si contraddistinsero, nello stesso filone, per una strenua ricerca nell'ambito degli alloggi a basso costo e per le soluzioni abitative presentate al concorso indetto da CECA (Comunita europea del carbone e dell'acciaio). La presente Tesi di Dottorato sara spunto futuro di comprensione di come il moderno modello di gestione dello spazio si sia evoluto in epoca odierna. Il microcosmo delle colonie di carbone connotava un interno artificiale che l'investigazione aspira a intendere, decifrando tutta la complessita di un progetto d'architettura nelle sue fasi di ideazione, costruzione e rilettura, e ponderando gli intrecci tra storia, paesaggio, aree periferiche con gli ancestrali vincoli tra architettura, citta, habitat.
La Tesis, "La forma dell'abitare nell'architettura moderna belga", es un viaje, a través de las ciudades más industrializadas de Bélgica, que se propone, como objetivo principal de estudio de analizar la singular historia del hábitat social de este país para revelar la esencia de la modernidad belga y su compromiso con la arquitectura y el urbanismo. Gracias a un excursus sobre el desarrollo de las viviendas colectivas, desde los principios del siglo XIX, hasta las ciudades jardín, se pretende, reconstruir la historia de la vivienda social moderna y la importancia de los barrios con alta densidad residencial, sus crecimientos y su desarrollo. La hipótesis plantea cómo la vivienda colectiva constituye el elemento singular en la experiencia de un nuevo método de proyectación urbana, como célula generadora de la modernidad belga. La investigación surge del interés por los proyectos de las ciudades obreras del Grand Hornu y de Bois du Luc, edificadas en el XIX siglo, que utilizaron símbolos e alusiones arquitectónicas para construir una nueva realidad: la mónada vida-trabajo. A partir de este momento en adelante, la arquitectura social en Bélgica fue el centro de una importante evolución sobre el nacimiento de la metrópoli. Asimismo, desde el final del siglo XIX, los higienistas belgas habían planteado el problema de la salubridad de la ciudad y la necesidad de poder ofrecer unas viviendas dignas a la clase trabajadora mayoritariamente, empleados en las numerosas minas de carbón del país. En este período, se consolida la configuración espacial propuesta por las ciudades jardín, que pretende reestablecer la relación con el entorno natural y recuperar la salubridad afectada por los contaminantes de la ciudad industrial. Las nuevas ciudades jardín promovieron la construcción de nuevos alojamientos y además ofrecieron soluciones que confirmaban el deseo de otorgar a la ciudad moderna un futuro que hubiese podido ser un modelo a exportar. Sin duda, las nuevas teorías arquitectónicas y urbanas sugirieron la voluntad de impulsar a la sociedad belga a experimentar nuevos modelos colectivos. Este intenso deseo de reformar el estilo de vida, constituye un importante aspecto para analizar, en el curso de la tesis, las cuestiones planteadas por los utopistas y sus experiencias comunitarias. El entusiasmo de los jóvenes arquitectos del siglo XX, Víctor Bourgeois (1897-1962}, Huib Hoste (1881-1957), Louis Van der Swaelmen (1883-1929) ó Antaine Pompe (1873-1980), suscitó su participación en el debate de los CIAM y los impulsa a dividirse en dos tendencias arquitectónicas, persiguiendo la línea antes que la forma orgánica. Posteriormente, estos ensayos iniciales serán la base para la mayoría de las propuestas visionarias como la realizada por el arquitecto de los años treinta Julian Schillemans (1906-1943), que concibe una utópica "ciudad mundial" concebida para treinta y cinco millones de habitantes con el fin de redefinir el modus vivendi de una sociedad sin fronteras. De una manera más pragmática, en los años 50, la consolidación de grupos de arquitectos como los EGAU, (Etudes en groupe de architecture et de urbanisme), formado por Charles Carlier (1916-1993), Hyacinthe Lhoest (1913-1983) y Jules Mozin (1914- 1995) y l'Equerre (1935) planteó, a través de un ferviente activismo político, una reflexión sobre el tema del alojamiento y se afanó en rediseñar nuevos modelos. Con l'Equerre colaboró el arquitecto flamenco Renaat Braem (1910-2001) que consideraba la arquitectura como el arte de la reorganización del medio humano y un medio para eliminar las jerarquías de la sociedad heredados del pasado; mientras que el trabajo del colectivo EGAU y el del arquitecto Willy Van Der Meeren (1923-2002) se caracterizaron por una vigorosa investigación sobre la vivienda de bajo coste como la vivienda presentada al concurso de CECA (la Comunidad Europea del Carbón y del Acero).
71 - Urbanisme. Paisatgisme, parcs i jardins; 72 - Arquitectura
Àrees temàtiques de la UPC::Arquitectura
Próleg i epíleg també en castellà
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