La collezione delle statue antiche della villa d’este a tivoli. Storia d’una dispersione

Autor/a

Giannetti, Serafina

Director/a

Claveria Nadal, Montserrat

Cacciotti, Beatrice

Fecha de defensa

2018-11-13

ISBN

9788449083570

Páginas

371 p.



Departamento/Instituto

Universitat Autònoma de Barcelona. Departament d'Art i de Musicologia

Resumen

La collezione di statue antiche raccolte da Ippolito II d'Este nella sua villa a Tivoli ha subito, nei secoli successivi alla morte del cardinale, un lento depauperamento che ha portato alla sua completa dispersione alla fine del Settecento. Mentre numerosi studi sono stati dedicati alla descrizione della villa, dei suoi giardini e delle numerose fontane, minore attenzione è stata offerta da parte degli studiosi alla collezione di statue antiche, anche a causa della sua totale dispersione. L’unico studio dedicato esclusivamente alla collezione di statue antiche presente nella villa era un articolo realizzato da Ashby all'inizio del Novecento, nel quale lo studioso inglese indaga questioni circa la provenienza, la collocazione e la dispersione delle statue. Si è potuto accertare da subito l’esistenza di una ricca documentazione relativa l’amministrazione dei beni dei duchi estensi in Roma e a Tivoli, conservata presso l’Archivio di Stato di Modena che l’autore non conosceva e quindi non aveva utilizzato. La trascrizione ed analisi di questi documenti inediti, confrontati con i dati ricavati dai disegni e dalle descrizioni della villa e dei suoi giardini realizzati durante i secoli, ha permesso di ricostruire la storia della quasi totalità delle sculture esposte nella villa, dalla loro introduzione nella collezione di Ippolito II al momento della vendita da parte dei duchi estensi nella seconda metà del Settecento. Lo spoglio della documentazione dell’Archivio di Modena, in buona parte inedita, ha permesso soprattutto però di definire protagonisti, tempi e circostanze delle vendite di sculture che si susseguirono a partire dalla metà del XVIII secolo e che condussero alla completa dispersione della collezione e in alcuni casi, seguendo l’attività antiquaria dei personaggi coinvolti, di individuare la collocazione attuale delle sculture. Ed è emerso che tutti i maggiori protagonisti del vivace mondo del mercato antiquario a Roma nel Settecento ebbero un ruolo diretto o indiretto. Questo ha permesso una più ampia riflessione sulle dinamiche del mercato di antichità, sui principi ispiratori delle pratiche di conservazione e restauro e in generale sulla maniera di rivivere l’antichità nel XVIII sec. Lo studio si è ampiamente soffermato anche sugli spostamenti e le modifiche realizzate nei secoli all’allestimento delle sculture. La ricostruzione dei contesti di esposizione ha permesso di evidenziare una evoluzione nell’utilizzo dell’antichità durante i secoli. Al tempo della progettazione di Ligorio le statue antiche vengono interpretate, modificate e utilizzate per formulare nuovi e complessi significati simbolici e racconti mitologici, in cui la natura e l’acqua hanno un ruolo fondamentale. Con il passare dei secoli si tende ad una musealizzazione indirizzata piuttosto al godimento estetico e all’apprezzamento formale del pezzo singolo con una preferenza per gli spazi chiusi rispetto a quelli aperti. Lo spostamento di molte sculture dalle fontane del giardino all’interno del palazzo determinò la disgregazione delle costruzioni simboliche elaborate nel Cinquecento e la perdita dei significati. Lo studio presente, che si proponeva di colmare almeno parzialmente un fondamentale tassello del collezionismo cinquecentesco indagando i gusti e le scelte di uno dei principali protagonisti del recupero di antichità in Roma intorno alla metà del 1500, ha permesso quindi una più ampia riflessione sull’interpretazione e il riutilizzo dell’antichità e sulla sua evoluzione nei secoli, aprendo in particolare una finestra sulle dinamiche, le relazioni e i personaggi che dominarono il mercato di antichità nella Roma del 1700.


The collection of ancient statues collected by Ippolito d'Este in his villa in Tivoli suffered a slow depletion during the centuries that followed the cardinal's death. By the end of the eighteenth century, the collection had completely dispersed. For this reason, while a number of studies have been devoted to the description of the villa, its gardens and the numerous fountains, scholars have paid much less attention to the collection of ancient statues.  An article wrote by Ashby at the beginning of the nineteenth century is the only study dedicated exclusively to the collection of ancient statues of the villa that has been published so far. There, the English scholar investigated crucial issues such as the origin, arrangement and dispersion of the statues.  However, Ashby was not aware of a rich documentation concerning the administration of the assets of the Este dukes in Rome and in Tivoli, kept at the State Archives of Modena. Here, we present the transcription and analysis of those unpublished documents. They have been compared to the data obtained from the drawings and descriptions of the villa and its gardens created over the centuries, to reconstruct the history of almost all the sculptures exhibited in the villa, from their introduction in the collection of Hippolytus II at the time of the sale by the Este dukes in the second half of the eighteenth century.  In particular, the mostly unpublished documentation found in the Modena Archive allowed us to identify the characters, epoch and circumstances of the sales of the sculptures, which took place one after another since the middle of the eighteenth century, and which led to the complete dispersion of the collection. In some cases, we managed to pinpoint the current location of the sculptures, by following the antiquarian activity of the characters involved in the sales.  It emerged that all the main characters of the lively Rome antiquarian market of the eighteenth century had a direct or indirect role in the dispersion of the collection. This allowed to draw broader considerations about the dynamics of the antiquities market, about the principles that inspired the practices of conservation and restoration, and in general on the manner in which people living in the 18th century related with antiquity. The study also focused extensively on the relocation and alterations of the outfitting of the sculpture which took place over the centuries. Understanding the context in which the statues were exposed allowed me to highlight the evolution in the use of antiquities.   At the time when Ligorio’s produced its plannings and designs, ancient statues were interpreted, modified and used to formulate new and complex symbolic meanings and mythological tales, in which nature and water play a fundamental role. Over the centuries a tendency towards musealization prevailed, aimed rather at the aesthetic enjoyment and formal appreciation of the single piece, with a preference for enclosed spaces compared to open ones. The relocation of many sculptures from the fountains of the palace gardens led to the disintegration of the symbolic constructions developed in the sixteenth century and the loss of its overall meaning. Originally aimed at filling at least partially a fundamental part of sixteenth-century collecting activities, by investigating the tastes and choices of one of the main characters involved in the recovery of antiquities in Rome around the middle of 1500, this study eventually allowed a broader reflection on the interpretation and the reuse of antiquity and its evolution over the centuries. In particular, it opened a window on the dynamics, relationships and characters that ruled the antiquities market in the Rome of 1700.

Materias

7 - Bellas artes

Área de conocimiento

Ciències Humanes

Documentos

segi1de1.pdf

2.866Mb

 

Derechos

L'accés als continguts d'aquesta tesi queda condicionat a l'acceptació de les condicions d'ús establertes per la següent llicència Creative Commons: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/
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